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BIOGRAFIA

a cura di Maria Cristina Mundici 

 

 

1890

Emilio Sobrero nasce a Torino il 9 dicembre da Carolina Abbado e Giovanni Sobrero; il padre, medico, esercita a Torino ed è fratello del giornalista Cesare Sobrero (1867-1924).

La famiglia è originaria di Diano d’Alba, nelle Langhe, dove continua a trascorrere i periodi estivi presso la villa La Pineta. A Torino l’abitazione è in via Giulia 63; lì la famiglia incontra i cugini milanesi Abbado (da Michelangelo e Maria Carmela nasceranno Marcello, pianista, e Claudio, direttore d’orchestra), ai quali è legata da profondo affetto.

Emilio ha un fratello, Mario Sobrero (1883-1948), apprezzato per le sue molteplici attività di scrittore, giornalista, direttore della “Illustrazione del Popolo”, drammaturgo, inviato speciale e corrispondente di guerra. Fra i due fratelli rimarrà sempre vivo un grande affetto e un intenso scambio intellettuale, che darà origine a una serie di collaborazioni (la tragedia Immortali di M. Sobrero [1928] ha costumi e scene di E. Sobrero; tra gli altri, il romanzo Roma [edito da Giuseppe Carabba, Lanciano 1932] è illustrato con 27 disegni di Emilio).

 

 

1908

Ultimati gli studi classici a Torino, si iscrive all’Accademia Albertina di Belle Arti, che frequenta per tre anni.

 

1915

Sobrero partecipa a una mostra collettiva promossa dal Circolo degli Artisti e dalla Società d’Incoraggiamento alle Belle Arti a Torino, nella quale espone un pannello decorativo; la giuria per la selezione delle opere è composta da Bistolfi, Calderini, Cavalleri, Ferro e Tavernier.

 

1916

All’ampia mostra organizzata dalla Reale Accademia di Brera, a Milano, partecipa con Piccola bara.

 

1917

Espone al Circolo degli Artisti due studi e al Salone della Borsa i bozzetti per Soldato ferito e per Piccola bara.

 

1919

Espone alla mostra della Società Promotrice di Belle Arti Sotto la neve e uno studio, mentre alla mostra della Società degli Amici dell’Arte espone quattro studi e dei disegni (Paesaggi di S. Raffaele, come da indicazione autografa in catalogo).

Partecipa in autunno alla Esposizione Nazionale di Belle Arti curata dalla Società Promotrice delle Belle Arti, che inaugura con questa mostra la sua nuova sede al Valentino. In quell’occasione espone nella sala X un pannello decorativo rappresentante la Vendemmia, di cui il recensore della “Gazzetta del Popolo” apprezza la «notevole saldezza decorativa, aliena da ricercatezze, improntata ad un certo equilibrio architettonico. Bene avvolte d’aria sono le figure, e c’è nel fondo di colline un senso di poesia».

 

1920

Dal 1920 al 1924, pur continuando a dipingere, dirada le occasioni espositive. In questo periodo, secondo Soldati (1928), «studia ottocentisti italiani e impressionisti francesi, accostandosi alle migliori tendenze del gusto moderno”.

Risale agli stessi anni la sua collaborazione come critico d’arte alla «Gazzetta del Popolo” e a varie riviste d’arte. Dello stesso periodo sono molte illustrazioni di libri, copertine e manifesti.

Espone una Crocefissione a Venezia, alla Mostra d’Arte Sacra.

 

1923

La lettera di Carrà del 15 febbraio sembra indicare la partecipazione di Sobrero alla Quadriennale di Torino del 1923, partecipazione che di fatto non si verificò, mentre rende comunque conto dello stretto legame esistente tra Sobrero e gli altri pittori torinesi: «Sono lieto, lietissimo di esporre a Torino con lei, con Casorati - di cui apprezzo molto l’uomo oltre che le doti pittoriche - e con gli altri amici […] avvertite la Presidenza dell’Esposizione che sono con voi e sarei felicissimo di esporre insieme nella loro sala e non con la baraonda».

È di questi primi anni ‘20 la realizzazione di disegni e bozzetti pubblicitari.

 

1924

Partecipa con una serie di bozzetti al concorso indetto a Venezia dall’Opera per le chiese rovinate dalla guerra sul tema la “predicazione di San Pietro Apostolo”, per la chiesa di San Pietro a Gorizia. Alla mostra milanese espone una composizione di nudi femminili e un autoritratto. L”Illustrazione del Popolo” pubblica, a puntate (nn. 29-49), il romanzo di Conrad La casa sul fiume grande: ogni puntata è illustrata da un disegno di Sobrero. Muore, a dicembre, lo zio Cesare, giornalista; in questa occasione Lionello Venturi invia le proprie condoglianze.

 

1925

Il fratello Mario, Felice Casorati e gli architetti Rigotti e Sartoris fondano la Società di Belle Arti “Antonio Fontanesi», di cui Casorati è il presidente e Sartoris il segretario generale; all’attività della «Fontanesi» parteciperà con impegno Emilio Sobrero. La Società, con sede dapprima nelle sale al primo piano di palazzo Bricherasio, a Torino, e quindi negli spazi della galleria Codebò, si spegnerà verso la fine degli anni ‘20, in coincidenza con il trasferimento di Sartoris in Svizzera. Tra le più importanti esposizioni promosse dalla Società si ricordano la mostra delle Vedute di Torino (1926), quella degli Artistes italiens contemporains al Musée Rath di Ginevra (1927), che rispondeva all’Esposizione di artisti svizzeri contemporanei a Torino (1926), la mostra dei Macchiaoli e dei Pittori dell’Ottocento piemontese e quella degli Ottocentisti napoletani (1929).

Conosce Mario Soldati (Lionello Venturi scrive a Sobrero: «Le presento il sig. Soldati che si occupa di Fontanesi con amore e intelligenza»), che negli armi successivi seguirà con grande attenzione critica l’attività del pittore, esprimendosi sempre con toni elogiativi nei suoi confronti.

Nella mostra della Fontanesi espone nella prima sala - insieme ad Avondo, Alciati, Boswell, Casorati, Chessa, Galante, Menzio, Marchesini e Valinotti — un bozzetto per la Predicazione di San Pietro, uno studio, due bozzetti per un quadro, un disegno e, in altra sala, due bozzetti in disegno Predicazione di San Pietro e uno schizzo per la Predicazione di San Pietro.

Nella mostra veneziana degli artisti di Ca Pesaro espone un nucleo consistente di opere (Frutta, Garofani, Aspidistre, Mattino, Frammento) nella stessa sala di Gigi Chessa, Francesco Menzio, Nicola Galante, Silvio Avondo e Nella Marchesini.

 

1926

Partecipa alla I mostra del Novecento italiano, a Milano. Della mostra Ojetti dice che “vi si vedono […] tutti gli esempi delle mode, maniere e speranze d’oggi” e, contrapponendo i «veristi» ai «lombardi più cerebrali», allinea Sobrero all’interno della prima categoria, facendolo rientrare «nell’estrema scia di Cézanne”.

In questa occasione Sobrero espone tre opere tra cui Fiori e Mattino d’estate, che, secondo quanto scriverà Soldati nel 1928, segna l’inizio della terza e più importante maniera dell’artista. Scrive Soldati che «la sua prima maniera (1910-20), che pure è la meno forte, nulla riflette delle voghe di quel periodo, Klimt, Carrière, ecc.; presenta lievi ricorrenze previatesche nel disegno [..] La seconda maniera (1920-25) ripudia il gusto cromatico e si volge tutta alla conquista della forma e dello spazio, plasmando nei bigi e nelle terre nudi disincarnati, paesaggi da scenario; e si penserebbe a un suggerimento del neoclassicismo allora imperante, se non si trattasse del disegno previatesco che lievita fino a produrre un modellato esclusivamente luminoso, fino a concreare forma e luce. Il “Mattino d’estate” rinsangua cogli antichi pigmenti tali conquiste; e una nuova vita sembra da allora rifluire nelle tele di Sobrero penetrandole di una calma e calda sensualità. Da allora si ha un crescendo [..] nella concretezza delle rappresentazioni che conduce di volta in volta a risultati imprevedibili. Da principio, specialmente nelle carni, il “tono” è raggiunto ancora con l’aiuto di sostrati lievemente bituminosi [..]. Ma le ultime opere [..] ricavano il “tono” dalla integrità luminosa di ciascun colore: si innestano sempre più saldamente sull’unica tradizione moderna, sulle scoperte degli ottocentisti francesi e italiani”.

Alla mostra torinese promossa dalla Fontanesi Sobrero, secondo Zanzi, non sembra estraneo a influenze toscane (nella fattispecie a quella di Ardengo Soffici paesaggista). “Ma Sobrero nel delicato e vasto olio Collina torinese, vista dal canale Michelotti al di sopra dei grandi alberi, è il Sobrero degli inizi lontanetti, innamorato pazzo della sua città e dei giardini della collina: Monte dei Cappuccini circonfuso nell’aria d’argento, veduto e sentito in un’ora vera torinese dalla finestra di casa sua, è un bellissimo quadro”.

Come delegato della presidenza della Società Fontanesi, collabora alla realizzazione della mostra di Armando Spadini, che verrà inaugurata a Torino, nel palazzo di via della Rocca angolo corso Vittorio Emanuele, il 12 giugno.

 

1927

Partecipa alla mostra di artisti italiani a Ginevra, il cui commissario generale è Sartoris (il comitato d’onore italiano comprende Barbantini, Carena, Colasanti, Ojetti, Pacchioni, M. Sobrero, Venturi), con un nutrito gruppo di opere (con le sue 26 opere è uno degli artisti maggiormente rappresentati), di cui diamo qui di seguito l’elenco completo: Maquette pour “Crucifixion” (1920), Composition (1923), Nature morte: Vénus (1923), Nature morte: bouteille et serviette (1923), Maquette pour “Baigneuses” (1924), Baigneuses (1924), Etude pour «Prédication de S. Pierre» (1924), Maquette pour «Saint Pierre» (1924), Prédication de Saint Pierre (1924), Maquette pour “Saint Pierre” (1925), Colline du Piémont (1925), Plat de raisins (1925), Cornet de poires (1925), Fleurs et nappe bIanche (1925), Aubergines (1925), Eté (1925), Matin d’été (1925), Fleurs (1926), Etude pour «Parc à Turin» (1926), Jardins (1926), Mont des Capucins près de Turin (1926), Portrait de l’artiste: croquis (1926), Oignons (1926), Fleurs (1926), Portrait de l’artiste (1926), Objets près d’une fenêtre (1926). In catalogo compare un lungo testo di Mario Soldati dedicato esclusivamente a Sobrero, prima ampia analisi critica di Soldati sull’artista.

Alla mostra di Zurigo è presente con Composizione, Oggetti alla finestra, Monte dei Cappuccini (questi ultimi due quadri verranno venduti nel corso della mostra per una somma totale di lire 6.750), mentre alla mostra di Amsterdam espone Giardini, Cipolle e Al lume di candela.

La sezione torinese della Biennale di Monza, composta dagli artisti della Fontanesi, è rappresentata, nella cosiddetta «Contrada delle botteghe”, dalla Farmacia di Chessa, il Bar di Sobrero, il Negozio da fioraia di Lenci, la Saletta del centralino telefonico Stipel di Deabate e la Macelleria di Casorati e Sartoris. Sobrero ottiene un premio per il suo Bar “igienico certo a furia di lindore, con un magnifico blocco di marmo verzino per la vendita delle bibite” (Maraini). L’ambiente ideato da Sobrero è composto da una bianca parete arcuata con nicchie e mensole di linee purissime, un banco in marmo verzino e una bella lampada stellata. È presente alla Quadriennale di Torino con «una bella natura in silenzio e l’autoritratto in camiciotto, saldo nel gioco dei piani e dei volumi e ricco di delicate ombre» (Zanzi).

Si trasferisce a fine 1927 a Roma, dove già da un anno risiede il fratello; vi apre uno studio in via Tomassetti 16 e, successivamente, in viale Giulio Cesare.

In una lettera inviata da Lionello Venturi a Sobrero troviamo espressioni molto elogiative per il pittore, quali: «Caro amico, tu sai che il tuo autoritratto dell’anno scorso m’era piaciuto. Adesso non mi piace più, e la colpa è del tuo autoritratto di quest’anno. Magnifico, questo: un colpo di genialità. Hai trovato te stesso, appieno!”.

 

1928

È di quest’anno la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia: tra i quadri esposti Donna che legge, dipinto lodato da Ojetti, e Autoritratto.

Da una lettera di Lionello Venturi apprendiamo della vendita dell’Autoritratto a Gualino: «L’Avv. Gualino acquista ben volentieri il tuo autoritratto per L. 5.000 (cinquemila). Perciò quando l’esposizione di Venezia sarà chiusa, mandalo all’avv. Gualino, 28, via Bernardino Galliari. Sono molto lieto che tu sia rappresentato nella raccolta e mi auguro che l’autoritratto sia presto accompagnato da qualche altra opera tua». L’anno successivo Gualino scriverà a Sobrero: «Il piccolo autoritratto è giunto in perfetto ordine e ne sono molto contento. Anche veduto a casa mia, vicino a tele insigni, ha riaffermato la primitiva ottima impressione”. Bardi, in due lettere, invita caldamente Sobrero a esporre a Milano in una sua galleria di prossima apertura, avendo appena lasciato la Galleria Micheli, di cui era direttore: “Sono sempre animato dal desiderio di potermi far organizzatore della sua esposizione [..]. Io quanto prima aprirò una Galleria Modernissima che non avrà riscontro a Milano - luce naturale, grande sala, pareti mobili, grande pubblicità -. In questa Galleria io farò poche esposizioni, ma buone, con tendenza a far conoscere i giovani artisti che portano un contributo alla pittura italiana». Le trattative per la mostra saranno ancora in corso nel 1929.

Partecipa alla mostra della Promotrice a Torino, di cui Zanzi gli scrive: «La mostra della Promotrice, a parte la sala novecentista (bella e buona e lei ottimo) fu un disastro”.

Realizza i bozzetti per le scene e per i costumi della tragedia Immortali del fratello Mario, rappresentata in ottobre al Teatro di Torino con la compagnia di Sem Benelli - quanto ai costumi e alle scene, esiste un carteggio con il direttore del Teatro di Torino, Guido Maria Gatti - e successivamente al Lirico di Milano; la rappresentazione e il suo allestimento ottengono grande successo.

A fine anno (31 dicembre) inaugura una importante esposizione personale, che riscuoterà grande successo, al Circolo di cultura del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti a Roma, già Associazione Artistica, con sede in palazzo Patrizi in via Margutta 54. La mostra di Sobrero coincide con l’inaugurazione della sala delle esposizioni del Circolo in seguito a massicci lavori di ristrutturazione.

Vi espone 30 opere dal 1925 al 1928: Donna nuda, Toletta, Ragazza accanto a una finestra, Ponte Rotto (studio), Colosseo, Donna che legge, Villa romana, Ponte Rotto, Giardini, Anemoni, Rose, Nudo, Dalie, Garofani, Autoritratto, Foglie, Cortili, Modella, Cartoccio di cipolle, Paesaggio torinese, Nella, Giovine donna, Mattino d’estate, Interno, Emilia (pastello), Trinità dei Monti, Villa Massimo, Casa al tramonto, Cortile, Viale di Villa Massimo. Ai quadri vanno aggiunti i seguenti disegni: due bozzetti per la Predicazione di San Pietro, Emilia, quattro schizzi a penna. Il catalogo ha un testo critico di Mario Soldati; in copertina l’Autoritratto (1926) della collezione Gualino. Venturi, in una lettera del 1929, si esprime a proposito della mostra con accenti estremamente lusinghieri: “Ponte rotto” magnifico, tra le tue cose migliori, assolutamente sul piano dell’autoritratto e forse più forte. Il “Colosseo” sul medesimo piano, ma meno riuscito. Il nudo tra le buone cose nuove. Ma insomma sarai un artista compiuto quando saprai dipingere un nudo con la medesima libertà spirituale, alias strafottenza, con cui hai dipinto “Ponte rotto”. Comunque mi rallegro per la tua continua ascensione».

 

1929

La lettera di Menzio e quella di Carlo Levi a Sobrero raccontano delle reciproche mostre: “Ho sempre sperato di poter venire per qualche giorno a Roma desiderando moltissimo di vedere la tua esposizione che mi han detto fosse molto bella, e bene accolta dalla critica» (Menzio); «Ti ringraziamo insieme [Levi e Menzio], oggi 19 febbraio, dei rallegramenti che tu mandasti, il 1° del mese, per la nostra esposizione a sei”. Trattasi, quest’ultima, della prima Mostra di sei pittori, tenutasi alla Sala d’arte Guglielmi a Torino dal 12 al 20 gennaio. Entrambi, inoltre, invitano Sobrero a interessarsi affinché sia possibile trasferire la mostra a Roma, progetto poi rimasto sulla carta: «Ora io vorrei, caro Sobrero, che tu mi aiutassi perché fosse possibile fare questa mostra, un poco ampliata, anche a Roma, e tu saresti dei nostri, nevvero?» (Menzio). Alla seconda mostra del Novecento italiano, diretta da Margherita Sarfatti, espone Anemoni, Ragazza accanto a una finestra, Giovane donna, quadro che Bernardi (1929) ascrive “tra le quattro o cinque più belle e franche pitture di figura della Mostra». Dice Tornano (1929) dell’esposizione: «Il gruppo piemontese avrebbe dovuto figurare meglio [..] meglio di tutti, Sobrero indica d’essere andato avanti con una pittura larga, pastosa, naturale: la “Giovane donna” è osservata e dipinta assai bene”. E Bernardi, in una sua lettera a Sobrero: «Alla Mostra del Novecento ho sinceramente ammirato le Sue tre pitture. Mi conceda di riconoscere in Lei un balzo bellissimo in avanti».

Partecipa all’esposizione d’arte italiana di Barcellona; i suoi quadri vengono selezionati da una commissione composta da Casorati, Sarfatti e Zanelli, che hanno il compito di scegliere in totale 100 opere di artisti italiani da inviare a Barcellona.

Viene nominato insieme a Biagini e a Ferrazzi tra i membri della Commissione cui spetta il compito della selezione delle opere per la Prima mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti, mostra in cui egli stesso esporrà.

Da due lettere di Felice Casorati si desume l’intenzione di Sobrero di organizzare una mostra di Casorati a Roma, a cui Casorati aderisce “di buonissimo grado”, mostra che non verrà però realizzata.

 

1930

Pavolini, in un importante testo sull’artista pubblicato in «Dedalo», ne loda «la solida onestà rifuggente da intellettualistiche deformazioni, riallacciandola alla tempra della borghesia piemontese dell’ottocento, notando ch’essa non è scevra da qualche neoclassicismo, ma è nel contempo legata alle più moderne tendenze del novecento». L’ampio scritto è completato da un’analisi delle opere più significative, ordinate in sequenza cronologica. Questo testo critico verrà più volte ripreso in seguito e segnalato come importante contributo sull’artista.

Sia a Basilea che a Berna espone Nackte Eran (fr. 2700) e Mädchen am Fenster (fr. 2150). Da una lettera di Sartoris: «A Berna i tuoi due dipinti sono stati giudicati molto favorevolmente. Per poco il tuo gran nudo stava per essere acquistato dal marchese Paulucci de Calboli Barone. Sfortunatamente il prezzo offerto era di molto inferiore al prezzo minimo da te segnalatomi”.

Alla seconda mostra del Sindacato, a Roma, espone Donna affacciata a un terrazzo, che riscuote notevole consenso critico.

Alla Mostra del Novecento italiano a Buenos Aires partecipa con Donna nuda, quadro che ottiene grande successo e che viene venduto in questa occasione per lire 4.050, Piazza del Popolo, Villa romana, Anemoni e Dalie.

Realizza i bozzetti delle scene per Guglielmo TelI, che vengono premiati con una medaglia d’oro nell’ambito della IV Esposizione Internazionale di Monza.

 

1931

A Roma, nell’ambito della I Quadriennale, espone Trastevere (rappresentazione di due giovani donne alla finestra) e due paesaggi di campagna romana, mentre ad Atene espone Castel S. Angelo.

Si trasferisce a Parigi, dove ritrova parte dei suoi amici di Torino.

Si sposa con Matilde Cabutti di Bossolasco (figlia del pittore Filippo Cabutti e sorella di Ottavia, la quale sposò in prime nozze Chessa e successivamente Menzio).

Nella personale romana alla Galleria di Roma presenta nudi, ritratti, paesaggi e nature morte, tra cui Cartaccia di cipolle.

 

1932

Alla galleria Jeune Europe di Parigi, dove tiene una personale, Sobrero viene presentato dal gallerista Antonio Aniante come uno dei più significativi rappresentanti della pittura moderna italiana, artista in cui si fondono la grande tradizione italiana e lo spirito europeo.

Rientra a Roma con la moglie; il 30 giugno nasce la figlia Cinzia. Abitano in via Antonio Bosio; allo stesso indirizzo allestisce anche lo studio, che successiva mente trasferisce in via San Nicolò da Tolentino, dove hanno il proprio studio anche altri pittori e scultori romani tra i quali Capogrossi e Martini. È amico di Biagini, Bertoletti, De Chirico, Oppo e del compositore Casella; continua la stretta frequentazione col fratello Mario e con gli amici scrittori quali Alvaro, Betti, Ojetti, Piovene, Puccini e altri.

A Venezia, alla Biennale, gli viene riservata una collocazione preminente: come testimonia la lettera di Maraini del 1931 Sobrero ha a disposizione la parete principale di una grande sala riservata al Piemonte, dove espone undici quadri tra cui Nudo, Mattino, Parigina, Giovine donna che si affaccia alla finestra. Di Sobrero, alla Biennale veneziana, Zanzi apprezza la pittura per nulla dialettale, e di lui dice «torinese vissuto vicino a Casorati e a Chessa, a Carena e a Mencio ma quasi immune da ogni loro influenza, [..] moderno come pochi ma nemico della moda, [..] la cui pittura nasce da un equilibrio raro tra concetti e tendenze». Al Museo di Roma, in piazza dei Cerchi, Antonio Munoz promuove l’iniziativa di dedicare una sala a mostre di artisti italiani moderni, le cui opere si riferiscano a Roma; la prima di queste mostre è una serie di Vedute romane di Sobrero, che riscuote notevole successo.

 

1933

Nell’ambito della V Triennale di Milano realizza un affresco, Le bagnanti; insieme a lui sono invitati Cagli, Carrà, Canegrati, Usellini, Sinopico, Zimelli, Salietti, Pratelli, Graziani, Mucchi, Borra, Morelli, Barbieri, De Amicis, Sosso, Depero, Prampolini, De Grada, Montanari, Savinio, Taiuti, Breviglieri, Paulucci, Rosso e, nel grande salone, Sironi, Carrà, Campigli, Funi, De Chirico, Severini.

 

1934

Tra i quadri esposti alla Biennale veneziana figurano Donna bionda, Via dell’Impero e Viterbo. Realizza la scenografia per Il pirata di V. Bellini.

 

1935

Alla Il Quadriennale romana espone Tramonto, Dormiente, Cartoccio di cipolle, Colosseo, Matilde, Donna velata e Fiori: panno rosso. Nel catalogo della Quadriennale Sobrero dice della propria formazione pittorica: «Considero quasi soltanto negativi [..] gli anni trascorsi nell’aula, invero piuttosto grigia, di un’Accademia; esperienza utile invece quella che feci studiando, con piena indipendenza intellettuale, impressionisti francesi e italiani, i quali sono sempre stati da me considerati come un insopprimibile anello di congiunzione nello sviluppo della tradizione pittorica. Forse devo alla cultura classica [..] la tendenza dapprima incerta e poi sempre più sicura e consapevole alla chiarezza dello spirito latino». Quanto al suo rapporto con la tradizione precisa: “Ho visto tante volte, anche di recente, collocati come termini antitetici la tradizione e la modernità. Antitesi assurda per chi non voglia concepire la tradizione come uno schema intellettualistico - origine perenne di neoclassicismi - o come una ricetta per mestieranti. Sentirla invece come fatto di vita, come modo di essere del genio pittorico italiano, significa riconoscerle la proprietà di rinnovarsi, di creare essa stessa i modi dell’espressione attuale. Questo spiega anche l’avversione che ho sempre avuta per ogni intrusione intellettualistica nella pittura, per ogni forma di simbolismo, vecchio o nuovo, o per gli elementi polemici a forza inseriti nell’arte».

Durante la sua permanenza romana frequenta assiduamente, fra gli altri, Pasquarosa, De Chirico, Biagini, Bertoletti, Trombadori, Guerrisi, Casella e Martini.

 

1936

Alla mostra del Sindacato Laziale, a Roma, espone una Testa di donna che verrà particolarmente apprezzata dai recensori.

 

1937

Realizza i bozzetti per le scene e per i costumi di La Passione e Sponsus di Fernando Liuzzi, rappresentate al Teatro Municipale dell’Opera di Sanremo. Guido Salvini, nella lettera in cui propone la collaborazione a Sobrero, precisa: »La “Passione» fu già rappresentata a Venezia al Festival musicale del 1933. In quell’occasione feci fare i bozzetti a Maraini. Le due opere andranno in scena nel prossimo marzo, verso la Pasqua al Teatro di San Remo dove, come lei saprà, ogni anno facciamo una stagione musicale assai importante specialmente per la messa in scena. Direttrice della stagione è la Signorina Anita Colombo, già direttrice del Teatro Alla Scala. Ho già comunicato il suo nome alla Signorina che sarà ben lieta di accoglierla fra la schiera dei nostri scenografi tutti scelti con criterio di modernità [..] benpensante”. Vince il primo premio per il paesaggio romano alla VII Mostra del Sindacato di Belle Arti del Lazio.

Alla personale romana espone 40 opere: Ritratto (1931), Torino (1924), Donna che legge (1927), Villa Medici (1930), Anemoni (1927), Disegno, Ritratto di Matilde (1936), Pzza SS. Giovanni e Paolo (1932), Nuda e paesaggio (1936), Piazza S. Pietro (1930), Palme (1937), Disegno, Profilo (1936), Fiori (1937), Casa al tramonto (1928), Trastevere (1931), Piazza del Popolo (1930), Fiori-Panno rosso (1934), Paesaggio romano (1933), Dormiente (1934), Alberi (1933), Il Louvre (1931), Donna bionda (1933), Parigi-Il ponte Nuovo (1931), Testa di donna (1934), Villa romana (1928), Ritratto di Matilde (1931), Disegno, Testa di donna (1937), Fiori (1932), Riposo (1935), Fiori (1930), Testa di donna (1935), Disegno, Giovine donna (1927), Mattino d’estate (1925), Giardini (1926), Natura morta-Venere e specchio (1921), Donna velata (1934), Cartoccio di cipolle (1924).

Alla rassegna italiana allestita a San Paolo (Brasile) è presente con Via Flaminia e Tramonto, mentre a Berlino è rappresentato da Conversazione e Via dell’Impero.

 

1938

Vince il primo premio dell’Ente Turistico di Roma all’VIlI Mostra del Sindacato Interprovinciale Fascista, nonché il primo premio alla Triennale Arte Decorativa di Monza.

Il nuovo ordinamento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, a Valle Giulia, comprende anche, tra le recenti acquisizioni, opere di Sobrero.

 

1940

In questo, e nell’anno successivo, è sfollato a Pieve Santo Stefano (Arezzo).

Alla personale torinese si presenta con 44 opere: Mattino (1931), Conversazione (1936), Riposo (1935), Dormiente (1934), Donna velata (1934), Trastevere (1931), Nuda, panno giallo (1931), Donna che legge (1927), Nuda e Paesaggio (1936), Fiori, fondo rosso (1929), Ritratto (1931), Veduta del Po (1922), Giardini (1925), Nuda, finestra aperta (1939), Profilo di donna (1936), Donna bionda (1933), Anemoni (1925), Giovine donna (1927), Villa romana (1928), Ritratto di Matilde (1932), Tramonto (1933), Tulipani (1934), Mattino d’estate (1925), Donne e palme (1937), Fiori, fondo rosa (1932), Piazza San Pietro (1929), Il Louvre (1931), Natura morta a lume di candela (1923), Torino (1924), Calvario (1934), Testa di donna (1935), Piazza San Pietro (1929), Casale romano (1928), Piazza del Popolo (1929), Colosseo (1929), La casa del maniscalco (1929), Il Louvre (1931), Mattino in montagna (1929), Parigi-Pont Neuf (1931), Terme di Caracalla (1929), Boccale e frutta (1922), Autoritratto (1924), Alberi (1933), Notre-Dame (1931).

 

1941

È nominato senza concorso titolare della Cattedra di Ornato Disegnato al Liceo artistico di Napoli e, successivamente, all’Accademia di Belle Arti di Roma.

 

1942

Fa parte del Consiglio Superiore delle Belle Arti, carica che si protrarrà per molti anni, ed è Soprintendente al “Verano” di Roma.

Alla XXIII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia espone, nel salone detto “La Tribuna», la grande Deposizione, che verrà acquistata dal Ministero delle Comunicazioni per la cappella della nuova stazione Termini; a causa della mancata realizzazione della cappella, l’opera verrà poi riacquistata dall’artista. Ometti, in una sua lettera, precisa: “la Deposizione” è un’altra prova della nobiltà con cui sai comporre un quadro; e dicendo composizione nomino una qualità che la pittura contemporanea ha quasi totalmente voluto dimenticare. Ma questo discorso sarebbe lungo e poco accetto alle così dette autorità».

 

1943

Realizza la decorazione pittorica e l’arredamento del Salone del Consiglio della Compagnia di Roma in via della Conciliazione a Roma. La decorazione pittorica consiste in un grande pannello a olio su tela, mentre il progetto di arredamento comprende tutti i mobili, gli armadi, gli apparecchi di illuminazione del salone e ha lo scopo di creare la necessaria unità di stile tra ambiente e decorazione pittorica, il tutto in armonia con la destinazione pratica del Salone.

Illustra Roma perenne di Mario Sobrero (Fratelli Palombi ed., Roma) e Luce di Roma, uno scritto del fratello che compare in “Capitolium», 1, XVIII, gennaio.

 

1947

In occasione della mostra di Berna viene venduta Donna che legge per 1000 franchi svizzeri.

 

1951

Vince, col quadro Il Pincio, il Premio Frosinone e, nello stesso anno, il Premio Roma 1951 per la pittura.

 

1954

Vince il Premio Suzzara con Viaggio di notte. Riceve la medaglia d’oro del Senato della Repubblica.

 

1959

Riceve il premio Vittorio Alfieri per Autoritratto (premio acquisto Città di Asti), assegnato ad Asti in occasione della Mostra del ritratto, e una medaglia d’oro dal presidente del Senato in occasione del Premio di pittura di Villa S. Giovanni.

 

1961

Alla Scuola della Cultura e dell’Arte di Roma riceve il Diploma di Benemerito e una medaglia d’argento.

 

1964

Muore a Roma il 20 luglio.

 

1969

Gli viene assegnata, alla memoria, una medaglia d’oro dal Comune di S. Margherita Ligure.

 

1975

La mostra di Torino del 900 piemontese si configura in realtà come un particolare omaggio al pittore, presente con ben 32 opere di ottima fattura e di periodi indicativi, mentre gli altri artisti sono presenti con un numero limitato di quadri.

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